mercoledì 19 aprile 2017

L' OVERBOOKING DELLE COMPAGNIE AEREE


Aeroporto di Louisville
Domenica 9 aprile un uomo è stato portato via con la forza dal volo United 3411 in partenza dall’aeroporto Chicago O’Hare (Illinois) e diretto verso Louisville (Kentucky) per un caso di overbooking: a bordo dell’aereo c’erano più persone dell’ effettivo numero di posti disponibili, a causa di alcune scelte della compagnia aerea. Molti passeggeri hanno ripreso la scena, anche piuttosto violenta, del trasferimento a terra del passeggero e la vicenda si è rivelata una pubblicità negativa per United, che solo dopo due giorni ha chiesto ufficialmente scusa per l’accaduto tramite il suo CEO, Oscar Munoz

Cos’è l’overbooking
L’overbooking (o “sovraprenotazione”) deriva dalla necessità di una compagnia aerea di trarre il massimo profitto possibile da ogni singolo volo.
 La stessa pratica è applicata in numerosi altri contesti, per esempio quello alberghiero, dove c’è la possibilità che qualche cliente cancelli all’ultimo una prenotazione, rinunciando al servizio che aveva richiesto, e quindi si accettano le prenotazioni di più persone rispetto a quelle che si possono davvero ospitare. Il sistema è soprattutto utilizzato nei trasporti e viene applicato ampiamente dalle compagnie aeree, dove è più difficile rimpiazzare un passeggero con una nuova prenotazione rispetto, per esempio, a un viaggio in treno con più fermate.
Il più delle volte nessuno si accorge di niente, perché qualcuno rinuncia al viaggio che ha prenotato (oppure lo perde, a causa del ritardo di un volo precedente o qualsiasi altro problema) In molti casi i passeggeri rinunciano al loro volo con discreto anticipo, chiedendo la cancellazione del biglietto e ottenendo un rimborso (di solito parziale). In questi casi la compagnia aerea ha tempo di mettere in vendita nuovamente il biglietto, con margini di tempo sufficienti per ottenere una nuova prenotazione. 
Un aereo della compagnia "United" in volo
C’è però anche la possibilità che un passeggero abbia un contrattempo dell’ultimo minuto che gli impedisca di presentarsi in aeroporto, portandolo a rinunciare al viaggio. In questo caso la compagnia aerea ha una grande opportunità: da un lato incassa comunque buona parte del biglietto da chi ha rinunciato, dall’altra può vendere una seconda volta il biglietto e assicurarsi che il suo aereo sia pieno. Il problema è che questa pratica non può essere fatta all’ultimo minuto: la compagnia aerea vende quindi in anticipo più biglietti dei posti disponibili, sapendo che alla fine qualche passeggero non si presenterà.

VEDI ANCHE: Perchè è meglio non caricare lo smarthphone su una presa pubblica?

Prevedere le rinunce
Le compagnie aeree più grandi riescono a ottenere centinaia di milioni di euro in più ogni anno grazie all’overbooking. Fanno affidamento su algoritmi elaborati per stimare quanti passeggeri non si presenteranno su ogni volo, mettendo in vendita già da settimane prima un numero maggiore di biglietti rispetto all’effettiva disponibilità di posti a bordo. Ogni compagnia usa algoritmi diversi, cercando di mantenerli segreti, per evitare che i concorrenti possano avvantaggiarsi in qualche modo. Gli algoritmi tengono in considerazione centinaia di variabili, come gli aeroporti di partenza e destinazione, le condizioni meteo, le precedenti cancellazioni e i ritardi dei voli precedenti, nel caso di viaggi con tappe intermedie.
Generalmente un aereo in partenza da un piccolo aeroporto di provincia, verso un aeroporto più grande (“hub”) dal quale si prende una coincidenza, è meno a rischio di rinunce all’ultimo minuto: non ci sono altre alternative pratiche per raggiungere velocemente l’hub e ci sono meno voli nella giornata, condizioni che influiscono molto sulla motivazione dei viaggiatori, che cercheranno quindi di superare il loro contrattempo per imbarcarsi ugualmente. In un grande hub le cose cambiano: è molto più trafficato, l’offerta dei voli è enormemente più ampia, ci sono più probabilità di ritardi e rischi di perdere le coincidenze. È quindi più probabile che si verifichino imprevisti, come nel caso dell Chicago O’Hare, di cui abbiamo parlato.
Aeroporto "Chicago O' Hare"

Prevenire l’overbooking
Le compagnie aeree fanno di tutto per evitare di non avere posto per tutti, e i loro sistemi di previsione sono migliorati notevolmente. Ciò nonostante un certo numero di persone, anche se pochissime rispetto al totale dei viaggiatori, è comunque interessato ogni tanto, dall’inconveniente di sentirsi dire che non c’è posto sull’aereo per cui aveva normalmente acquistato un biglietto. In questi casi la compagnia aerea è tenuta a offrire un posto sul successivo primo volo disponibile e a risarcire l' interessato in qualche modo, offrendo per esempio un buono da qualche centinaio di euro, oppure uno sconto per una futura prenotazione o  un posto in una classe migliore sul volo successivo. Per la compagnia aerea è una spesa più che sostenibile, considerati i maggiori ricavi offerti dalle pratiche di overbooking

Come evitare l’overbooking 
Quasi tutti i contratti di volo, che sono implicitamente accettati dai passeggeri al momento dell’acquisto, comprendono clausole che descrivono le pratiche di overbooking e la conseguente possibilità che il posto a bordo non sia sempre garantito. Le persone che hanno più probabilità di subire l’overbooking sono quelle che viaggiano in classe economica, che hanno volato poche volte con la stessa compagnia aerea, che non hanno carte fedeltà e che hanno tardato a fare il check-in per confermare la loro presenza. Il consiglio per evitarsi brutte sorprese è quindi di fare check-in il prima possibile, magari il giorno prima della partenza, utilizzando il sito della compagnia aerea. Disporre poi di una tessera di frequent flyer, anche se poi non si viaggia così spesso, può rendere meno probabile di essere interessati dall’overbooking.

Per offrire biglietti sempre più convenienti, le compagnie aeree applicano una grande quantità di pratiche, che consente di ottenere il maggior profitto possibile da ogni posto sui loro aeroplani. Se gestito responsabilmente, senza inconvenienti come nel caso del volo United, l’overbooking non è quindi il male assoluto!

mercoledì 12 aprile 2017

RAGAZZI E VIDEOGIOCHI: CONSIGLI PER TRASFORMARLI IN UN' OCCASIONE DI CRESCITA


Una consolle portatitile "Nintendo 3DS"
I bambini e gli adolescenti tendono sempre più a divertirsi con i giochi elettronici, tramite le varie consolle, i computer, gli smarthphone e chi più ne ha, più ne metta! Molto spesso vari giochini si possono trovare direttamente all’interno dei social network, come nel caso di Facebook. Meno felici sono invece i genitori, alle prese con la necessità di dosarne l’utilizzo, impresa spesso ardua e con il timore che la troppa tecnologia possa rivelarsi dannosa per i figli, portandoli tra l’altro a sottrarre spazio all’attività fisica e allo studio.

I giochi di avventura, simulazione o strategia aiutano il bambino a sviluppare le capacità di comprendere le situazioni, risolvere i problemi e prendere decisioni.


Una consolle XBOX
 Se è vero che il rischio di abuso è dietro l’angolo, è anche vero che un corretto uso di alcuni videogame può avere diversi aspetti positivi, come spiega Pier Cesare Rivoltella, direttore del Centro di ricerca per l’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia (Cremit) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: «L’uso dei videogiochi può stimolare l’apprendimento di alcune abilità, ma molto dipende dal tipo di gioco.» 
Per esempio con i cosiddetti giochi "sparatutto", il cui unico obbiettivo è sparare a qualcuno o qualcosa e "non farsi uccidere", si esercitano solo la manualità e la prontezza di riflessi, mentre a lungo andare non si hanno particolari benefici a livello cognitivo. 
Diversamente, giochi di avventura,simulazione o strategia, hanno in genere un setting molto complesso, che consente al bambino o all’adolescente di sviluppare la capacità di
Il videogioco "Bubble Ghost"

comprendere le situazioni, risolvere i problemi e prendere decisioni. Competenze che potrebbero tornare utili anche in contesti formali, per esempio a scuola o nella vita in generale.
Alcuni videogiochi possono allenare anche la capacità di previsione a breve e a lungo termine, qualità molto ricercata nel mondo del lavoro. "È il caso di quei giochi in cui nessuno dice in anticipo al giocatore quali siano le regole che determinano il comportamento di ogni personaggio: queste devono essere indotte dall’osservazione. Il giocatore deve superare gli ostacoli, ma deve anche venirne a capo, mettendo in atto processi induttivi e prendendo decisioni sulla base di informazioni parziali» continua l’esperto.

    
                
LE 10 REGOLE DEL BUON UTILIZZO
I tanto demonizzati videogiochi possono dunque avere anche un ruolo formativo, a patto però di usarli con buon senso!
1. Innanzitutto i genitori non devono abbassare la guardia in relazione al contenuto e al linguaggio, che deve essere adatto all’età. Un gioco ben scelto, fa divertire il bambino e allo stesso tempo può favorire lo sviluppo di competenze 
2. Conviene negoziare con il ragazzo un "protocollo d’uso". In ogni caso la regola fondamentale da seguire è quella dell’alternanza tra le varie attività: studio, sport, ecc. Così come può essere controproducente passare cinque ora al giorno ai videogiochi, può essere un segnale di disagio passarle chiusi in camera a leggere, escludendo altre possibili attività conclude Rivoltella.
3. Non permettere al bambino o al ragazzo di giocare con i videogames la sera, prima di dormire. La luce  emessa da computer, tablet e smartphone riduce la facilità di rilassarsi e di abbandonarsi a un buon sonno.
4. Raccomandare al bambino di fare delle pause durante l’utilizzo del videogioco, in modo da permettere il riposo sia del sistema cognitivo, sia di quello visivo.
5. Promuovere l’utilizzo dei videogiochi in sfide con amici o fratelli, in modo da rendere il gioco, uno strumento di socializzazione piuttosto che di isolamento.
6. Abituare il bambino alla postura corretta, con la schiena dritta e lo schermo non troppo vicino agli occhi. Anche l’illuminazione deve essere ben dosata: non troppo forte e non al buio. Altrimenti la luce  degli schermi può disturbare la vista.
7. Non usare i videogiochi su smartphone e tablet come baby sitter che tengano occupati i bambini al ristorante o in qualsiasi momento della giornata. Sarebbe un incentivo a usarli come antinoia anche in futuro.
8. Assicurarsi che i videogiochi scelti dai bambini non richiedano di iscriversi lasciando nome, città ed età. E raccomandarsi che non accettino di entrare nelle chat di giochi, in cui potrebbero essere contattati dagli sconosciuti.

Questi sono i consigli che mi sento di dare a voi genitori, ma nessuno conosce i vostri figli meglio di voi. So che alla loro età le vostre passioni erano ben altre, ma i tempi sono cambiati! Quindi lasciateli giocare come vogliono, ma controllandoli ed insegnandogli a divertirsi in maniera sana ed educativa.